Le nostre relazioni con gli altri e con l'ambiente passano necessariamente attraverso il corpo, che è il mezzo di comunicazione più immediato di cui disponiamo.
Oltre che con le parole, parliamo di noi anche con gli occhi, il sorriso, l'odore, le mani, la posizione del corpo, l'abbigliamento. Molte volte utilizziamo volontariamente queste comunicazioni silenziose, per invitare o scoraggiare l'altro alla prosecuzione del rapporto.
Altre volte inviamo messaggi con il corpo senza rendercene conto.

 

Qualcuno ha affermato che “il corpo non mente” proprio per sottolineare che spesso rivela più delle parole.
Eppure, nonostante ogni rapporto sia ricco di comunicazioni non verbali, la maggior parte di noi è “analfabeta” in questo campo e non conosce appieno tutte le proprie potenzialità e capacità espressive. Arriviamo ad ignorare o negare il corpo, o perfino ad avvertirlo estraneo. Soprattutto durante l'adolescenza quando l'immagine corporea, a causa dei cambiamenti fisiologici, si modifica così rapidamente da richiedere continui adattamenti nella ricerca di una nuova identità personale. E' tipico lo scoprirsi a pensare a se stessi come non si era mai fatto, magari chiusi nella propria stanza. Ci s'interroga sui cambiamenti, sulla propria identità, si ha l'impressione di vedere il mondo con occhi nuovi.

Si fanno progetti, e non soltanto a breve scadenza, ma anche per gli anni futuri. Poco importa che ogni giorno si cambi idea, l'importante è fantasticare sull'avvenire.
A volte ci si sente diversi, spesso sgradevoli. Si interroga lo specchio alla ricerca di sé, con emozioni e sentimenti nuovi, mai provati prima.


Belli o brutti spesso vuol dire vicini o lontani dall'immagine ideale di se, che è per lo più quella prospettata dai mass-media: un corpo snello, scattante, perfetto.
Basta poco, com' è ovvio, per sentirsi diversi da questo modello a cui, però, qualcuno tende ad aggrapparsi per trovare un punto di riferimento più o meno stabile.


Siamo partiti da un argomento così generale, il corpo, perché in realtà non vogliamo parlare di sessualità riferendoci esclusivamente allo studio degli organi genitali, descrivendone la struttura e le funzioni. Ne deriverebbe una visione parziale della sessualità, perché isolata dal resto del corpo e dalla psiche della persona. Tutto il nostro modo d'essere è permeato dalla nostra sessualità, che non si esprime solo con l'atto sessuale, ma riflette le caratteristiche personali, la storia e la cultura di ciascuno.
Sin dalla nascita siamo in grado di provare emozioni sessuali, anche se queste -nel corso dello sviluppo- si manifesteranno di volta in volta in maniera molto diversa.


Essere in armonia con il proprio corpo, avvicinarsi ad esso scoprendo progressivamente le sensazioni che può dare, significa soprattutto riconoscersi nelle proprie emozioni e nei propri desideri. Troppo spesso il piacere sessuale è considerato “sporco” o “proibito”.
La masturbazione, per esempio, è sovente presentata come qualcosa d'infantile, d'immaturo. In realtà, essa rappresenta una normale componente del repertorio sessuale dell'individuo e della coppia, utile a far conoscere il proprio corpo, e le donne -al pari degli uomini- possono trarne piacere.

Come sappiamo, la nostra cultura tende a far coincidere il sesso essenzialmente con il rapporto sessuale e con la penetrazione; è invece importante scoprire anche i mille modi di cui dispone il nostro corpo per creare un'intimità e un'armonia fisica con il partner.